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La bastarda degli Sforza di Carla Maria Russo

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Attraverso le vicende di Caterina Sforza, Carla Maria Russo ci regala un affresco magistrale dell’Italia tardo-quattrocentesca, epoca di donne e uomini mai dimenticati: da Leonardo da Vinci a Ludovico Sforza, dai Borgia a Beatrice d’Este.
1488. Caterina Sforza, vedova di Girolamo Riario, signora di Forlì e Imola, non è una donna come le altre. Lo sanno bene i grandi signori d’Italia, da Lorenzo Medici a Ludovico il Moro, al papa in persona, i quali ne cercano l’alleanza non solo per la posizione delle sue terre ma anche per l’ingegno di colei che le possiede.

La sequenza storica degli eventi è ricostruita piuttosto fedelmente. L'immaginazione dell'autrice ha lavorato invece sulla psicologia, sui pensieri dei protagonisti, sui gesti e i dialoghi tra essi intercorsi negli episodi specifici applicandovi una buona dose di teatralità: qua e là, un qualche luogo comune o qualche forzatura - mi riferisco alle ripetute sottolineature di concetti che probabilmente all'epoca non esistevano nemmeno nella mente dei più illuminati: la presa di coscienza della condizione femminile, o l'idea che l'innocenza dell'infanzia debba essere un qualcosa da difendere e valorizzare, ad esempio, son proprio cosa del ventesimo secolo, certo non del quindicesimo - questi aspetti possono far storcere il naso sotto il punto di vista storico ma contribuiscono a tenere in piedi il tutto sotto l'aspetto più strettamente letterario/teatrale. Del resto, il libro si dichiara esplicitamente un'opera di fantasia in cui i fatti storici sono stati liberamente interpretati dall'autrice. Il tono della narrazione è comunque bilanciato, non eccessivamente enfatico nemmeno nei passaggi in cui si vuole valorizzare il carattere della protagonista.
Il romanzo racconta l'infanzia, la crescita e la formazione di Caterina, figlia illegittima ma comunque riconosciuta di Galeazzo Maria Sforza, tra il 1472 e il 1488: si alternano un capitolo raccontato in prima persona dalla voce di Caterina ormai adulta che ricorda, e un capitolo visto da un narratore esterno e onnisciente. Questa alternanza delle due voci è uno schema ben consolidato che hanno utilizzato già tanti altri autori e che non mi dispiace affatto, da' un buon ritmo alla lettura. Se dovessi stilare una mia classifica dei romanzi storici, dunque un qualcosa che riguarda i miei gusti personali, questo rimane forse un gradino al di sotto di quelli più meticolosi come il "Romanzo di Matilda" di Elisa Guidelli che ho letto da poco, e certo anche due gradini al di sotto delle perfette opere della Bellonci. Ma la miglior conferma della bontà di questa lettura, è il fatto che mi sono lasciata facilmente convincere ad acquistare il libro con il seguito, per proseguire con il piacere di sentirmi raccontare una bella storia.

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