La vegetariana di Han Kang
22.12. 2017
La vegetariana di Han Kang
Han Kang, autrice sudcoreana , con il libro “La Vegetariana”, nel 2016 vince il prestigioso Premio Internazionale Man Booker Prize per la narrativa.
“La vegetariana“, ha un titolo fuorviante, infatti non è un libro sui vegetariani o sui vegani, complessivamente, nel suo insieme, può essere considerato un buon libro, e molte sono le positività: la scrittura di Kang è potente e riesce benissimo a rappresentare la storia di una negazione e di un annullamento della propria esistenza. La trama, pur con qualche ovvietà, è altamente drammatica, una vicenda surreale che esprime il malessere di vivere della nostra società e la brutalità del mondo.
Il percorso lungo e doloroso di Yeong-hye si scatena all’inizio con un sogno: “Ho fatto un sogno” e da quel sogno di sangue, di boschi scuri nasce il rifiuto di mangiare, di servire carne. La reazione della famiglia è drastica e non ammette deroghe; dapprima accoglie con costernazione la novità che tutto destabilizza, poi con fastidio e rabbia crescenti. Le regole sociali sono vissute da Yeong-hye come una gabbia, ella ambisce ad abbandonare lo status di essere umano per passare ad una forma vegetativa, diventare albero che si nutre solo di luce e acqua. È il primo stadio di un distacco in più momenti, un percorso di trascendenza distruttiva. Le ragioni scatenanti di questo percorso sono: Una vita trascorsa nella sudditanza prima, al servizio della violenza paterna poi, all'ombra del marito e del cognato che non comprendono le ragioni di Yeong-hye; la sorella, pur avvicinandosi al suo sentire, è troppo impegnata a mantenerla in vita e non riesce ad entrare davvero nel suo mondo.
C’è comunque qualcosa che ci attira in questo romanzo, pur se non ci convince completamente. Han Kang esplora un concetto proprio di bellezza irreale cosi come avviene in un sogno ed è un esperimento visionario e onirico che ha una sua valenza. Leggerlo è stato comunque un'esperienza forte, in alcune parti profondamente sensuale, poi il tema centrale rimane la descrizione di una sofferenza inarrestabile che fa della protagonista, la vittima di un tragico destino.
Il tutto si può risolvere in una citazione "Perché, è così terribile morire?".